I TAROCCHI E IL GRAAL IL CAMMINO DEL SERPENTE

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L’etimologia della parola “tarocco”, che dal XVI secolo in poi sostituirà il termine Trionfi, per indicare il famoso mazzo di settantotto carte, diviso in ventidue cosiddetti arcani maggiori e cinquantasei arcani minori, utilizzate da secoli per giocare o quale strumento di divinazione, è incerta. Numerose le possibili derivazioni, più o meno fantasiose, suggerite da chi ha studiato questo straordinario mazzo di carte. Esse vanno dal richiamo al fiume del nord Italia Taro, fino a spingersi a una possibile derivazione dal binomio letterario latino medievale Tartarus oculis, binomio che farebbe riferimento al fiume infernale Tartaro e agli occhi, che in questo caso sarebbero gli occhi dell’inferno o del demonio stesso. I tarocchi assumerebbero così, secondo quest’ultima derivazione, una valenza assolutamente negativa, in corrispondenza con la dottrina della Chiesa, che vede nell’utilizzo di strumenti di divinazione, quali le carte dei tarocchi possono essere, una via di dannazione1.

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